chronĭca - Notizie e satire illustrate

Molto forte, incredibilmente Vincino

Dialogo con il disegnatore palermitano sugli ultimi quarant’anni di cronaca, raccontati nelle sue illustrazioni satiriche per quotidiani e riviste nazionali.

DI COSA PARLIAMO QUANDO PARLIAMO DI… DISEGNARE LE NOTIZIE

“Che cos’è il graphic journalism? Quella cosa che in tanti abbiamo iniziato a fare spontaneamente, descrivendo gli eventi storici tramite il disegno. Prima è nato il fenomeno, poi è arrivata la definizione, come spesso accade”. Immaginate di ascoltare questa rivelazione direttamente dalla voce – al tempo stesso gentile e sferzante – di uno dei più noti e brillanti vignettisti italiani. È quella di Vincino, al secolo Vincenzo Gallo. Il palermitano, classe 1946, alla fine degli anni Settanta è stato anima de Il Male, una delle più caustiche riviste satiriche apparse nel panorama editoriale italiano. Dopo 24 anni di attività per il Corriere della Sera, attualmente disegna per il quotidiano Il Foglio. Ogni settimana, inoltre, le sue tavole vengono pubblicate su Vanity Fair.

©-Vincino
↑ ©-Vincino
©-Vincino
↑ ©-Vincino

IL MATTINO HA L’ORO IN BOCCA, MA AVRAI MOLTI PIÙ ARGOMENTI SE ASPETTI POMERIGGIO

Com’è la giornata tipo di Vincino? Segue un programma preciso? “Inizio a disegnare nel primo pomeriggio”, spiega l’autore con la naturalezza di chi è riuscito ad allineare vita e lavoro, passione e professione. “Prima leggo i giornali, seguo i telegiornali e tengo d’occhio la rete… insomma mi aggiorno su quello che succede nel mondo”. L’invio della tavola di solito avviene verso le otto di sera e anche per quanto riguarda l’impegno con la rivista settimanale non c’è molta differenza: “Dovendo consegnare ogni lunedì mattina, di solito aspetto la domenica pomeriggio per definire il tema e realizzare l’opera: la vicinanza con l’attualità è fondamentale: tratto temi che i miei lettori vivono, si aspettano di ritrovare fatti recenti e significativi nelle mie vignette”. In pratica portarsi avanti è inutile, se non addirittura controproducente, perché si rischia uno scollamento dalla realtà.

LA CASSETTA DEGLI ATTREZZI DELLA FANTASIA

Vincino svela senza indugi i suoi segreti. Parla veloce, mosso da un entusiasmo contagioso. E finanche nel tono della sua voce pare di percepire quell’arguzia che caratterizza le sue figure. “Gli strumenti di lavoro per me sono solo la matita e il pennarello Tratto Clip, al quale modifico la punta in modo tale che l’inchiostro scenda più fluido. Con il trascorrere degli anni ho affinato un mio metodo: faccio un taglietto con l’ausilio di una lametta, così che possa andare sia “di piatto”, che “di linea”. Praticamente diventa un pennino, ne acquisisce la stessa sensibilità”. E qual è il segreto dell’alchimia tra immagini e testi nei balloon? “Dipende dal mio livello di pigrizia: quando è alto scrivo molto. Se invece sono ispirato, le parole possono anche non servire. Scherzo, naturalmente: i testi supportano e mettono a fuoco con precisione i temi che affronto. Ma la sfida è sempre usarne solo la quantità indispensabile, non eccedere”.

 

↑ ©-Vincino
©-Vincino
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PER DIRE TUTTO BASTA… UNA LUNGA MANO

L’illustrazione non è mai solo una traduzione di ciò che si potrebbe descrivere con le parole. Vincino l’ha imparato fin dal suo primo ingaggio per il quotidiano siciliano L’Ora: seguire il processo per la strage mafiosa di Viale Lazio, avvenuta a Palermo alla fine del 1969. Intuì che la sua missione non consisteva solo nel disegnare i volti degli imputati, ma anche nel rendere il clima dell’aula, le tensioni, i sentimenti dei parenti dei soggetti coinvolti. Così mise a punto la capacità di sintetizzare le pulsioni che attraversano il mondo con un intreccio di linee e colori.

“Un amico giornalista una volta, mi fece un complimento: era il 1986, quando Michele Sindona venne avvelenato con un caffè contenente cianuro durante la detenzione nel carcere di Voghera. Io feci un disegno per Tango, supplemento di satira de L’Unità, diretto da Sergio Staino, nel quale si vedeva il braccio di Andreotti che partiva da Roma e si estendeva, occupando quattro diverse pagine, fino ad arrivare nella cella di Sindona per porgergli una tazzina. “Tu puoi”, mi disse e spiegò: “in un attimo hai raccontato con grazia e sagacia un’ipotesi condivisa da molti; vorrei riprodurre un identico impatto emotivo, ma con le parole è impossibile essere così immediati, l’ironia risulterebbe meno esplicita”. Il disegno, pur graffiante, resta sempre in equilibrio tra la naturale levità poetica delle linee e l’ardire senza indugi tipico del punk.

LA SATIRA È UN RITMO

“Cos’è la satira? Sono contrario a tutte le definizioni. Posso dire che la considero un ritmo. È come il jazz. O come il rock”. Facile intendere lo spirito di questo parallelismo evocato da Vincino, ma per coglierne il senso più profondo bisogna lasciarsi condurre alla scoperta di un orizzonte più vasto, quello della storia di un’attività che affonda le radici nell’arte pittorica, ancor prima che le tecniche fotografiche consentissero la riproduzione di ritratti o reportage sui giornali.

“Le vignette sono quadri d’insieme capaci di raccontare i fatti di cronaca, ma anche di svelarne il contesto, tracciando il panorama dell’epoca nella quale nascono. Inoltre restano nel tempo e caratterizzano addirittura lo sguardo degli storici: le illustrazioni sono spesso testimonianze efficaci del clima culturale. Tutt’oggi gli studenti, nelle scuole, studiano buona parte della storia sulle immagini di satira dell’Ottocento o dell’inizio del Novecento, quando a disegnare vignette e caricature erano spesso pittori affermati, come Honoré Daumier ed Henri de Toulouse-Lautrec. Sfogliando i giornali di satira francesi si possono ripercorrere le tappe di una fervente cultura iconografica.

CHARLIE HEBDO. LA VIA DELLA MEMORIA È UN SENTIERO CHE PASSA TRA I BANCHI DI SCUOLA.

La Francia gioca un ruolo importante anche nella contemporaneità. “Possiamo certamente affermare che l’attacco terroristico alla redazione del periodico satirico Charlie Hebdo, nel gennaio 2015, rappresenti uno spartiacque. È netta la concezione dello sgomento per quello che è accaduto, ciò che però è mancato finora è la messa a punto di un antidoto ad una così cieca violenza: non bisogna solo sconvolgersi e condannarla, ma anche costruire una coscienza collettiva, soprattutto nelle nuove generazioni. La risposta giusta, a mio avviso, sarebbe stata diffondere le illustrazioni di satira nelle scuole, renderle cardini della nostra cultura”. E, poi, c’è sempre una nuova e rivoluzionaria rivista da fondare. “Da qualche anno ho avuto un’idea: un giornale di satira europeo, totalmente senza parole. L’unico linguaggio vero e condiviso è il disegno. È la più antica forma di comunicazione, a partire dai graffiti nelle caverne. Prima o poi il progetto vedrà la luce”.

Questo articolo è stato originariamente pubblicato su ILIT-3