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HERMANN
Went to Florence

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Un’indagine personale, con sorpresa.

Hermann Zapf è stato un designer e calligrafo tedesco. È quasi innaturale scrivere è stato, al passato, perchè nel momento in cui, più di un anno fa, ho concepito, per così dire, questo omaggio alla typeface Optima, Zapf era già considerato a ragione una leggenda vivente. L’influenza che ha avuto nel mondo del design di caratteri tipografici é stata così incisiva che si può tranquillamente paragonare a Charles Schulz (l’inventore dei Peanuts per chi non lo conoscesse) nel mondo dell’Illustrazione.

I motivi per cui ho deciso di cominciare la rubrica proprio da questa typeface, l’Optima, non riguardano solo il suo illustre creatore.
Rendo breve la parte più noiosa del racconto: quando ho disegnato Florence & Optima ero alla ricerca di una “F” per completare il mio alfabeto visuale che non dovesse essere né una graziata né un bastone. Le “F” bastone sono tendenzialmente tutte uguali. Stop.
Questa storia acquista tutto il suo fascino nel momento esatto in cui il suo creatore ebbe la folgorazione che pochi anni dopo sarebbe diventata l’Optima: durante un soggiorno nella nostra bella penisola, nel lontano ma neanche troppo 1950. Ad un certo punto questo aneddoto diventa addirittura mistico per il sottoscritto. Approfondendo la mia ricerca immaginate lo stupore nello scoprire che la città italiana in cui Hermann si trovava era Firenze, la stessa città che mi ha adottato da più di 15 anni. Non solo, il luogo della famosa folgorazione é la basilica di Santa Croce, a circa 200 metri dal mio studio. È proprio lì che Hermann, turista per caso, nota una particolare pietra tombale, una di quelle snobbate dai turisti veri. La sua attenzione è appena stata attirata dallo strano stile dell’iscrizione, un classico romano, tuttavia mancante di grazie alle estremità delle aste.
Da qui l’idea di creare una typeface ibrida che unisca il gusto classico del graziato a quello più modaiolo, concedetemi il termine considerando l’epoca, del bastone.
Non avendo con sé nessun foglio su cui buttare giù i primi schizzi per fermare l’idea appena partorita si serve di una banconota da mille lire – unico oggetto cartaceo a disposizione immediata – per schizzare delle bozze di lettere… e che lettere.

Fra i segni calligrafati sulla banconota imperano, diciamo che lo fanno ai miei occhi almeno, le due maiuscole SM, cioè le mie iniziali.

A me questo bastava e avanzava per crearci una storia, una suggestione visiva arricchita nei particolari dai colori usati nei marmi di Santa Croce, dai motivi geometrici tipici delle chiese fiorentine, dal cielo plumbeo di quando sono corso a fare foto improbabili agli angoli dei colossali portoni della chiesa, da un abbigliamento che attinge direttamente ai fashionisti ’50, e per finire da un’ammiccante turista che non poteva che chiamarsi Florence.