chronĭca - Notizie e satire illustrate

Franco Portinari, una matita per la cronaca

LO STORYBOARD DELLA VERITÀ

Il metodo è lo stesso con cui si compone lo storyboard di una pubblicità o di un qualsiasi fumetto. A fare la differenza è la sostanza, la storia. Quando la matita deve raccontare un fatto appena accaduto non ha spazio per l’invenzione. Serve brevità perché il punto d’arrivo è la sintesi, sforzo che costringe il disegnatore a farsi quasi giornalista: cronista con il linguaggio delle immagini. La parola è il tratto, la sensibilità il colore, le sottili linee nere tra un frame e l’altro sono la punteggiatura. Costruire una pagina è quella lotta, appassionante quanto faticosa, con i limiti del tempo e con i millimetri. Bioritmi e restrizioni che chi lavora con le notizie, sulla carta e sul digitale, conosce bene. “Più passa il tempo e più il sentiero si stringe”. Franco Portinari li ha dovuti assimilare dopo i cinquant’anni. Dopo una vita nell’advertising e nel fumetto, mai schizofrenici quanto il giornale.

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↑ Incidente probatorio - Caso Sarah Scazzi 20.11.2010

DALLA NERA AL TERRORISMO

Da ormai dieci anni l’illustratore milanese lavora come freelance sulle pagine del Corriere della Sera. “Era il 2006; succede che mi chiama un capo redattore del Corriere che aveva visto dei miei storyboard in rete, uno strumento straordinario che ho iniziato a usare quasi per gioco. Voleva che illustrassi una notizia di cronaca di cui non avevano foto: un bambino caduto dal terzo piano di un palazzo, rimbalzato su una tenda e preso al volo da un passante. Ho esordito disegnando una buona azione ma ho capito molto presto che di notizie allegre ne avrei illustrate ben poche”. Già, perché la matita di Portinari incontra presto la nera e la giudiziaria fino alle stragi del terrorismo internazionale. Le ultime quelle del Pulse di Orlando, nel giugno del 2016, poco più tardi, il 14 luglio di Nizza. Prima, scioccante e indelebile, c’è stato il 7 gennaio 2015, il mercoledì di sangue di Charlie Hebdo.

Uomini armati e incappucciati, colpi d’arma da fuoco nel cuore della quotidianità di una grande città europea. Potrebbe essere frutto della sadica fantasia di un fumettista e invece è realtà, pura follia. “Poco prima di mezzogiorno ricevo la telefonata del capo redattore, mi mette al corrente di quanto è successo a Parigi” spiega Portinari. I minuti successivi passano alla cornetta in una ricostruzione ancora sommaria delle dinamiche del blitz che di ora in ora nell’arco della giornata si fanno più precise e complete grazie alle indicazione degli inviati sul posto. Franco è a Milano, nel silenzio del suo studio ed è seduto alla scrivania. Insieme a Giovanna Carbone, moglie e collaboratrice dal 1990, deve iniziare il suo viaggio personale nella tragedia: l’arrivo del furgone, i movimenti del commando, i colpi di kalashnikov nella redazione del giornale satirico e poi in strada. Deve tener conto di tutto, anche della posizione dei dodici corpi senza vita. Alle 22.30 la pagina sulla quale dovranno essere pubblicate le illustrazioni è ancora aperta perché a Parigi potrebbero esserci ulteriori sviluppi.

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↑ Processo Mills 20.09.2011

È COME SE FACESSI UNA FOTO

È come se arrivassi lì e facessi una foto. Con il mio punto di vista”. Ciò che devi riuscire a fare è cercare questo punto di vista, immedesimarsi, avere la percezione dei luoghi nei quali si ambienta l’azione. “Nel frattempo le immagini su internet ti orientano, entri nella dimensione che devi sostanzialmente descrivere – continua -. Intanto il caporedattore ti ha già fatto parlare con il cronista che seguirà la vicenda. Spesso è il giornalista stesso a mandarti una progressione di mail con note, spunti e aggiornamenti”.

Così è stato nei momenti salienti della cattura di Bin Laden, il 2 maggio del 2011, “quando l’inviato dal Pakistan mi spiegava per telefono la posizione e la conformazione del compound di Abbottabad”. Elementi che devono bastare alla produzione dei primi schizzi grezzi alla tavoletta da spedire in redazione. Il digitale è stato un upgrade fondamentale per “chi fa il nostro mestiere: una volta stavo in uno studio di 50 metri quadrati, con un sacco di riviste, materiale cartaceo, enciclopedie; se dovevi disegnare una Harley 120 Mexico dovevi cercarla lì e riprodurla fedelmente – ricorda Portinari -. Tutto molto più romantico ma era un mondo difficile. Oggi questo tipo di pratica si è velocizzata al massimo. Mi ha stupito tutto del digitale. Se penso a quanto era faticoso prima girare per Milano con quelle cartelle piene di carta, pesantissime, da portare agli art director di giornali e riviste”.

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↑ Strage Orlando 16.06.2016
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↑ Strage Orlando 16.06.2016

IL FASCINO DEL COURT ARTIST

Dal 2010 al 2013 Franco Portinari lavora per il Fatto Quotidiano. “Stefano Disegni mi disse: abbiamo bisogno di te – spiega -. Anche lui aveva trovato alcune mie vignette online che l’avevano particolarmente colpito. Ma per me la satira politica è un hobby e tale ho voluto che restasse”. Nel 2009 viene celebrato il primo processo Mills, l’avvocato inglese imputato, insieme a Silvio Berlusconi, per falsa testimonianza. Marco Lillo, caporedattore del Fatto, accredita Portinari in tribunale e gli chiede di raccontare attraverso i disegni i momenti salienti dell’udienza. “Mi faceva effetto essere lì – specifica -. Ricordo che anche i Carabinieri in servizio mi guardavano strano, probabilmente si chiedevano che diavolo stessi facendo”. In tribunale, poi anche per il Corriere, affianca i giudiziaristi del quotidiano di via Solferino, Luigi Ferrarella e Giuseppe Guastella. “La posizione che ti assegnano in tribunale non è sempre la migliore – continua – spesso i giornalisti mi aiutano, mi mandano messaggi per dirmi chi è l’indagato o per segnalarmi il magistrato”. Segue il processo a Michele Misseri per l’omicidio di Sara Scazzi – “All’incidente probatorio non potendo essere sul posto di persona, mi sono fatto descrivere la disposizione dei giudici e delle guardie carcerarie” -, quello a Massimo Giuseppe Bossetti, condannato lo scorso giugno all’ergastolo per il delitto di Yara Gambirasio. “La figura da court artist, termine esatto usato negli States per definire chi pratica questo tipo di illustrazione, mi affascina tantissimo – conclude – Anche perché amo disegnare dal vivo”.

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↑ ©-Portinari

LO STILE DEL GIORNALISMO GRAFICO

Quando devi raccontare la cronaca il disegno è rapido, bisogna sintetizzare al massimo restituendo in modo efficace la dinamica del fatto. Il buon senso detta i criteri da rispettare. Spiega Portinari: “Colori sobri, mai troppo accesi e vivaci, specialmente quando si tratta di vere e proprie disgrazie al disegno va tolto ogni aspetto ludico. Perché non siamo in un fumetto”. L’omogeneità dei colori serve per operare velocemente e sopravvivere ai tempi stretti. Il bianco e nero invece è riservato alle vignette e alle caricature, passione che Portos condivide quasi quotidianamente sulla sua pagina Facebook o sull’home page di www.portoscomic.org, album digitali che sprigionano tutta l’ironia di questo autore. Una galleria di ritratti di politici gonfiati e sgonfiati da una matita che sa ridere di sé e del mondo.

 

Questo articolo è stato originariamente pubblicato su ILIT-3