magazine

chronica

la nuova rubrica

Chi disegna la cronaca

I fatti, prima di tutto. Nel loro incedere più o meno imprevedibile, più o meno logico o stupefacente. Bisogna conoscere i volti, i luoghi, le azioni precise per costruire uno storyboard della realtà. La cronaca non concede spazio alla finzione. E solo l’occhio, il punto di vista, può fare la differenza: osservare, sintetizzare, offrire una lettura. Il giornalista non è nient’altro che un narratore di ricordi. Riassume con le parole, mette in ordine una sequenza di eventi, rende chiaro e comprensibile l’accaduto. Fare giornalismo significa impegnarsi a ridurre (nel modo più coscienzioso e fedele possibile), restituire l’essenza, facendo i conti con il tempo spietato e con un layout grafico: pagine a scadenza ravvicinata. Si tratta di forme, appunto. E infatti qualcuno ha capito quanto sia interessante utilizzare, oltre alle parole, anche il disegno. Fanno ciò che viene chiamato graphic journalism, contemporanea definizione di un’attività non dissimile da quella preistorica di riassumere le scene di caccia sulle pareti delle caverne, consegnandole alla vista di chi non le ha vissute.

E allora il graphic journalist nasce addirittura prima del giornalista. Sfogliando quotidiani, settimanali, riviste di informazione, scrollando le finestre dei social network, abbiamo deciso di indagare il senso, il cuore e gli estremi di questa professione. Lo faremo con l’aiuto dei protagonisti della scena italiana: chi illustra le notizie sui giornali con l’immediatezza del reportage e chi le trasforma in satira in pochi centimetri di contorni e colori; chi costruisce nella gabbia le ingegnerie dell’infografica e chi traccia mappe e simboli per farci capire il dove. Iniziamo, in questo numero, con Franco Portinari, illustratore per le pagine di cronaca del Corriere della Sera, e Vincino, vignettista per i grandi quotidiani nazionali e fondatore – con Zac e Vauro – de Il Male.

Con chronica, nuova rubrica di ILIT, comincia il viaggio alla scoperta di come la realtà sedimenta nel nostro immaginario. Un tratto dopo l’altro.

Alessandro Carboni
Paolo Fossati