Animation

STEVE CUTTS

HAPPINESS UN “GIUDIZIO UNIVERSALE” ANIMATO

IL NUOVO CORTO DI STEVE CUTTS CI CONDANNA, MA “CI PIACE”
7 SEGRETI DEL SUCCESSO DELLA SUA SATIRA SUL CONSUMISMO

L’intera umanità è in corsa, alla ricerca di una felicità infinita. Steve Cutts, animatore sensibile ai grandi temi nonché paladino della satira sociale, ci rappresenta come una tracotante colonia di ratti che infesta una metropoli nel suo nuovo cortometraggio, Happiness. Le immagini di questo distopico “inno alla gioia” s’impongono all’attenzione globale proprio mentre la pioggia di pacchi in arrivo nelle nostre case in questi giorni, ci ricorda il compulsivo cliccare “acquista” andato in scena la scorsa settimana, tra Black Friday e Cyber Monday. Al lento scemare dell’euforia da shopping si accompagna l’incanto generale suscitato dall’ultima opera del ragazzaccio irriverente che se la prende con il sistema dei consumi. C’è, dunque, da chiedersi: perché l’essere umano sbalordisce guardando se stesso nel video di Cutts? Gode, forse, sublimando i sintomi della frenetica pulsione – quotidiana e insaziabile – al consumo di massa? Di certo Happiness regala 4 minuti di catarsi. Concede una pausa alla foga d’acquisto. È l’equivalente audiovisivo di quelle morbide palline anti stress, da stritolare e osservare riprendere inesorabilmente tornare alla forma di partenza. Happiness ammortizza. Non risolve, ma denuncia. Non è rassicurante, tutt’altro: guardarlo ci mette nella stessa condizione di Dorian Gray dinanzi al proprio ritratto divenuto orripilante. Viviamo la consapevolezza dello strazio. Ma allora perché questo corto “ci piace” e desideriamo condividerlo? Si tratta di entusiasmo: percepiamo l’autore come un coraggioso paladino della verità. Cutts è la voce fuori dal coro che accende la speranza di cambiamento. Secondo tale prospettiva  si innesca un meccanismo che genera empatia, spirito di emulazione e volontà di rendere virale il messaggio. Quali sono, a questo punto, gli elementi creativi e le soluzioni narrative che concorrono allo sviluppo di questo fenomeno capace di riscuotere interesse generale?

Ecco i  7 principali segreti del successo di Happiness.

©-Steve Cutts-Happiness-Animation
↑ ©-Steve Cutts-Happiness-Animation

ULTRASHOPPING SU MELODIE OTTOCENTESCHE
A scandire il ritmo della discesa agli inferi del topo protagonista ci sono musiche dal toni epici, appartenenti alla tradizione classica: l’Habanera della Carmen di Georges Bizet (ovvero l’aria “L’amour est un oiseau rebelle”) e Il Mattino di Edvard Grieg (tratto dal Peer Gynt). L’effetto – osservando le immagini d’animazione rappresentare situazioni così radicate nella contemporaneità, tuttavia ritmate da suoni che percepiamo come capolavori senza tempo – è solenne: siamo al cospetto di una sentenza epocale. Un “Giudizio universale” del XXI secolo.

LA “FELICITA’” NON È UN’IDEA LAST MINUTE
La consapevolezza che Happiness non sia un esperimento dell’ultima ora è diffusa: si inserisce in un discorso che l’artista porta avanti da tempo e le masse lo sanno bene, almeno  partire dal 2012, anno di Man, il primo corto di Cutts a riscuotere valanghe di consensi (oggi conta 24 milioni di views su YouTube). Fu la prima visione apocalittica dell’animatore, una breve storia della scelleratezza umana nei confronti dell’ambiente.

©-Steve Cutts-Happiness-Animation
↑ ©-Steve Cutts-Happiness-Animation
©-Steve Cutts-Happiness-Animation
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AUTORE CULT, COLLABORAZIONI TOP
Happiness non è che un ulteriore passo di discorso già tracciato, che ha visto un anno fa un altro picco di successo con la regia del videoclip d’animazione di Moby & The Void Pacific Choir Are You Lost in the World Like Me? Distopia declinata in chiave digitale, sparando a zero sui social e chi vive iperconnesso, con disegni in stile cartoon anni Trenta (in particolare Betty Boop e Popeye di Max Fleischer). Non solo toni cupi per Cutts, tuttavia: un’occasione di irridere i fenomeni di massa della cultura pop è stata anche quella di realizzare come guest animator la celeberrima sequenza del divano della sigla dei Simpson, nell’episodio 585 della serie creata da Matt Groening (stagione 27, messa in onda nel 2016). Ne è nato un divertentissimo omaggio ai film ed ai telefilm d’azione americani degli anni Ottanta (torna alla mente Miami Vice e Magnum P.I.) con un Homer eroico, invincibile, muscoloso e seduttore.

SINTONIZZARSI E METTERSI A SYNCH
Spesso non basta allinearsi ai temi d’interesse collettivo, bisogna anche veicolare i contenuti nel momento giusto, per catturare l’attenzione del pubblico. L’uscita di Happiness in concomitanza del venerdì pazzo dell’anno è stata, di fatto, una trovata ideale per garantire la massima attenzione al tema trattato. Del resto ogni bravo animatore deve saper mettere a synch le immagini, non solo con i ritmi del montaggio, ma anche con il calendario delle occasioni di mercato e visibilità.

©-Steve Cutts-Happiness-Animation
↑ ©-Steve Cutts-Happiness-Animation
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LA LEZIONE DI BRUNO BOZZETTO
Se c’è un autore che in tempi non sospetti si è occupato di mettere al centro della sua ricerca artistica il tema del consumismo, è Bruno Bozzetto. A partire dall’Italia del Boom Economico. Tanti sono gli esempi nella filmografia del maestro italiano dell’animazione (omaggiato da Disney e Pixar e riconosciuto come l’ispiratore di tanto cinema d’animazione d’oltreoceano). Su tutti tornano in mente Il signor Rossi compra l’automobile del 1966 – dove il noto personaggio vive gioie e dolori della motorizzazione di massa, tra sogni di fuoriserie sportive e ingorghi stradali – e subito Una vita in scatola del 1967, senza dimenticare il lungometraggio Il Signor Rossi cerca la felicità del 1976.
Il finale di Happiness, oltretutto, è più che ispirato a quello della sigla per le avventure del Signor Rossi Viva la felicità musicata da Franco Godi (che già nel titolo e negli intenti rappresenta il modello alla base del lavoro di Cutts, che pare attualizzare i concetti individuati da Bozzetto: desideri illimitati, opulenza, dilagare dei contenuti pubblicitari e omologazione).

LA SELVA OSCURA OGGI È FATTA DI BRAND
Una delle trovate più interessanti di Happiness è riferita all’esposizione dei più noti marchi delle multinazionali, sempre riconoscibili, ma mai raffiguranti i nomi delle aziende. È infatti solo grazie alle forme e ai colori dei loghi, che riusciamo a identificare le diverse aziende. Un’unica parola – felicità – è sempre rilanciata, adattandosi nelle diverse cornici grafiche e tonalità. Una presa di coscienza sul potere del branding, che affonda le radici nella celebre sequenza di Wall-e della Pixar che mostra l’interno della città-astronave: una sorta di Piccadilly Circus o Time Square lastricata di schermi che rimandano spot e promozioni, tutte di un’unica grande azienda, l’immaginaria B&L, ovvero “Buy & Large”.

L’IRRIVERENZA VERSO L’UNIVERSO DISNEY
Il ratto di Cutts, quando assume psicofarmaci si trasfigura: diventa un topo! Non è uguale a Topolino, ma ne ricorda i modi soavi e tutta la sequenza assume toni cromatici e tratti stilistici che chiamano in causa il cinema della Disney, alludendo di fatto ad una sorta di funzione “lisergica” di cartoon e personaggi. Il bersaglio era già stato esplicitato da Cutts durante la collaborazione con Moby, citando Cenerentola, e nei corti Where are they now? che immagina un futuro sul lastrico per note icone dell’animazione, a partire da Roger Rabbit e Jessica, e What a hunt!, che se la prende con Il re Leone, Il libro della giungla e Winnie the Pooh (ma gli sberleffi qui sono anche per Bugs Bunny dei Lonely Toons e l’Orso Yoghi di Hanna-Barbera). Il vero segreto della felicità, insomma, sembra nascondersi dietro ad una risata liberatoria. O, meglio, nel backstage. Dove si progetta come far sorridere anche dinanzi all’annuncio dell’apocalisse.

EXTRA LINK

Videoclip MOBY
– BOZZETTO / Il Signor Rossi compra l’automobile
– BOZZETTO / Una vita in scatola
Sigla Simpson