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Codex Seraphinianus

Luigi Serafini e
la psichedelia lucida

“A posteriori posso dire che i disegni fatti sotto mescalina erano di una banalità assoluta, mentre sul momento credi di avere fatto chissà che roba. Per il Codex, al massimo, ho usato del Valpolicella”. 

DROGHE
Non drogatevi. Non drogatevi troppo. O almeno non pensate che possa aiutarvi ad avere idee incredibili. Luigi Serafini ha inventato un mondo che sembra uscito da un viaggio lisergico, per come intendiamo i cliché della creatività sotto sostanze, ma che in realtà è frutto della lucida e approfondita esplorazione della propria mente.
“Non mi piace questa visione del cervello secondo cui la fantasia è riproducibile meccanicamente, assumendo qualcosa per ottenere un risultato. Nel 1971 ho fatto un viaggio in America col sacco a pelo, in piena epoca della psichedelia. È stato un periodo che a mio parere non ha dato grandi esiti artistici o letterari. A posteriori posso dire che i disegni fatti sotto mescalina erano di una banalità assoluta, mentre sul momento credi di avere fatto chissà che roba. Per il Codex, al massimo, ho usato del Valpolicella”.

Codex Seraphinianus Copertina
↑ Codex Seraphinianus Copertina

RISPOSTE
Il Codex Seraphinianus, uscito nel 1981 dopo una lunga lavorazione iniziata esattamente quarant’anni fa, nel 1976, nasce da una risposta. “Vieni al cinema?”, chiese un amico a Serafini. “No, sto facendo un’enciclopedia”. Era verso l’autunno, a Roma, e nei mesi precedenti erano comparse alcune visioni non collegate tra loro, ma che improvvisamente trovarono il loro posto in una narrazione. “Non sapevo se il Codex fosse uno scherzo o meno, avevo fatto solo sette o otto tavole. Ero nella mia stanza in una sorta di trance, come addormentato. Quando quell’amico mi chiese di uscire mi risvegliai e capii di essere caduto dentro la mia opera”.

DOMANDE
Il mistero è la chiave di un libro che dovrebbe spiegare un mondo, ma che paradossalmente lo lascia avvolto in un enigma. In alcune illustrazioni si vedono dei punti di domanda che si capovolgono e diventano ami da pesca. Abbocchiamo a questi iganni, ci facciamo trascinare verso la pagina successiva perché crediamo di poter trovare la chiave o semplicemente perché è bella.

MUTAZIONI
Il Codex Seraphinianus è rigoroso, coerente e pulito. A pagine scritte in un alfabeto inventato si alternano illustrazioni di una civiltà sconosciuta. Biologia, zoologia, fisica, tecnica, moda, fisiognomica, architettura e urbanistica: dagli organismi unicellulari alle città, dai petali dei fiori ai volti delle persone. Insetti e divinità, arcobaleni bucati e radici che fioriscono, ombrelli con le gambe e uova con le ali, girotondi davanti a un frigorifero e alberi che si tuffano in mare, occhi e carciofi, labirinti e tavole degli elementi: nel catalogo dell’immaginazione non c’è confine. Ogni cosa muta ed è in mutazione nel Codex, natura e artificio si mescolano in questa grande enciclopedia delle possibilità di un creato altro e riconoscibile.

 

Codex Seraphinianus - Costumi
↑ Codex Seraphinianus - Costumi
Codex Seraphinianus - Costumi
↑ Codex Seraphinianus - Costumi
Codex Seraphinianus - Volti
↑ Codex Seraphinianus - Volti
Codex Seraphinianus - Volti
↑ Codex Seraphinianus - Volti

ROSETTA
Verso la fine del libro si vede un personaggio a metà tra un disegnatore e uno studioso che ha davanti una sorta di stele di rosetta con da un lato i caratteri del Codex e dall’altro segni che ricordano geroglifici. È l’illusione, o forse la beffarda conferma, che quest’opera sia traducibile, interpretabile, riportata nella sfera di un linguaggio comprensibile.

“C’è una logica formale nella mia scrittura, sfugge anche a me, ma c’è. Mi affascinano le curve, volevo creare l’ombra di una scrittura vera, dare al lettore la sensazione che abbiamo da bambini quando leggiamo i libri pur non sapendo leggere. Ho scritto liberandomi dall’obbligo di usare l’alfabeto che ci è stato insegnato, tutti noi abbiamo una lingua nascosta dentro di noi e in tutte le scritture se ne nasconde un’altra, più profonda”. E lo stile usato è il corsivo, che per Serafini rappresenta la più grande innovazione nella scrittura, non meno importante di Gutenberg o dell’era digitale. “Scrivere correndo! È una rivoluzione poco compresa”.

ALIENI E GATTI
“Credo di avere lavorato sotto l’influenza degli alieni”. Questa è la spiegazione che Serafini si dà di quei mesi, anni, trascorsi a scrivere e disegnare. “Abitavo in un appartamento in via Sant’Andrea delle fratte e c’era un gatto che veniva a posarsi sulle mie gambe mentre lavoravo. Probabilmente era il tramite di una civiltà che ha voluto che descrivessi il loro mondo. All’inizio di Incontri ravvicinati del terzo tipo ci sono personaggi che disegnano montagne e non sanno perché, salvo poi scoprire che è il luogo in cui arriveranno gli extraterrestri”. Alieni, strettamente imparentati con gli Etruschi. “Gli Etruschi c’entrano sempre, sono lì che ci spiano. Mi ha sempre affascinato come i romani li abbiano cancellati, imparando però molto da loro. La presenza etrusca me la porto dentro”.

Codex Seraphinianus - Pesci
↑ Codex Seraphinianus - Pesci
Codex Seraphinianus - Pesci
↑ Codex Seraphinianus - Pesci

FMR
“Mi sembrava perfettamente logico e normale che esistesse il mondo disegnato da Serafini, così come trovavo leggibilissimo il linguaggio usato per descriverlo” (Franco Maria Ricci).

Il Codex Seraphinianus è un’opera d’arte uscita in forma di libro perché per l’autore altri contenitori (una classica mostra, ad esempio) non avrebbero potuto renderne la complessità, ma soprattutto perché Franco Maria Ricci vide le prime tavole e capì quel nuovo universo che si trovò davanti. “Lei non mi conosce, ma io sto lavorando per lei da un sacco di tempo”, disse Serafini quando finalmente riuscì a incontrare quello che sarebbe diventato il suo editore. “Ma questo è matto”, commentò un collaboratore di Ricci. Per quest’ultimo non c’era però follia in quell’opera nascente, al massimo un briciolo di ossessione. “Ad un certo punto mi disse “basta!”, per fortuna”, racconta Serafini. Altrimenti non avrebbe mai smesso di scrivere e disegnare, disegnare e scrivere. “All’epoca per me l’editoria era l’unica rete possibile. È come se avessi fatto un blog confluito poi in un libro. Non volevo gallerie, non volevo fare mostre”.

Codex Seraphinianus - Mostrini
↑ Codex Seraphinianus - Mostrini
Codex Seraphinianus - Mostrini
↑ Codex Seraphinianus - Mostrini

Questo articolo è stato pubblicato originariamente su ILIT-2