Simposio suino in re minore – Il maiale sa anche cantare e suonare
di Roberta Carbone06.10.2017
Regia: Francesco Filippini Anno di produzione: 2017 Durata: 10′ Tipologia: cortometraggio Paese: Italia Produzione: Sky Dancers, MAD Entertainment Distributore: Rai Cinema Data di uscita: 14/09/2017 Formato di proiezione: HD, colore Titolo originale: Simposio Suino in Re Minore
Vicino a un lago, in una radura boscosa, sorge un piccolo panificio di dimensioni buffe. Ci abitano una robusta panettiera/cuoca dai codini color carota e un maiale antropomorfo, con indosso braghe e cappellino di paglia. Il maiale sa anche cantare e suonare. E lo ama fare per la sua panettiera, la quale però sembra non apprezzare ciò che interferisce con la sua cucina…e così sarà pure per il panificio, pronto ad animarsi e ad alzare i tacchi quando la situazione non gli sta più bene…
Francesco Filippini, animatore e regista napoletano poco più che ventenne, dopo un periodo passato a New York presso lo studio di Bill Plympton, è voluto tornare alle sue origini sia fisicamente che metaforicamente. Una volta tornato a Napoli, è entrato a far parte della factory MAD e, pian piano, si è creato uno spazio tutto suo dove poter realizzare le sue idee. Attorniandosi di un piccolissimo team di animatrici giovani e motivate (Roberta Iannarone e Nicoletta Silvestri), ha sviluppato questo suo progetto che va ad attingere nelle leggende e nelle tradizione partenopee (come quella della Bella ‘Mbriana) lavorandoci per circa un anno con destinazione l’uscita al cinema. E così, il 14 settembre, precedendo il lungometraggio prodotto e realizzato sempre dalla MAD, Gatta Cenerentola di Alessandro Rak, Ivan Cappiello, Marino Guarnieri e Dario Sansone, esce nelle sale italiane Simposio Suino in re minore.
Rifacendosi all’estetica di Miyazaki e ai quadri di Van Gogh, ma allo stesso tempo cercando di sviluppare uno stile tutto suo (come le forme rotonde ma decise dei personaggi e la cura del paesaggio che diviene esso stesso personaggio), Filippini ha creato e sta portando avanti quello che si spera diventerà non un’anomalia ma una tendenza del cinema italiano cioè quello di produrre e realizzare corti di animazione da destinare al grande schermo e al grande pubblico. Perché la gente ha ancora bisogno di opere in formato piccolo ma intenso capaci di raccontare storie particolari e universali allo stesso tempo.
Il team di Filippini, layer dopo layer, ha costruito un vero e proprio mondo animato che si è avvalso del doppiaggio di attori professionisti (la cuoca è doppiata da Cristina Donadio mentre il maiale da Nando Paone), un unicum in Italia dato che di solito i corti animati sono quasi sempre muti. In Simposio invece la parola e la musica sono al centro della narrazione: è attraverso il canto che il maiale riesce a esprimere se stesso ed è attraverso la musica che i due protagonisti si scontrano e si rincontrano. Il panificio stesso, con tutti i suoi oggetti, viene animato dalla musica. Ma è solo con le parole, una frase emblematica e bellissima che conclude il corto, che la storia trova la sua conclusione, avvolgendoci in un’atmosfera liquida e ovattata dove la pace e la notte regnano sovrane.
Sono andata a incontrare Francesco e la sua squadra, chiedendo loro di raccontarmi la loro avventura e i retroscena del corto.
↓ FRANCESCO FILIPPINI
1. La storia del tuo corto affonda le radici nelle leggende partenopee ma affronta tematiche molto attuali come la convivenza, le incomprensioni domestiche e l’ambiguità delle relazioni. E’ come se Simposio avesse un lato magico-fantastico, e l’altro lato realistico-quotidiano. Cosa ne pensi?
Certo, mi sono ispirato difatti alla mia convivenza familiare, più che altro alla convivenza di mio padre (77 anni) e mia madre (65 anni), convivenza che dopo tanti anni di matrimonio ed unione, volta alla crescita e al benestare della famiglia (4 figli a Napoli, cosa non semplice), ha messo da parte le aspirazioni personali e smarrito completamente la via del vivere sano e forse della felicità. Questo film è forse nel tempo diventato un modo subdolo per cercare di riappacificare, non i miei, impossibile, ma tanti genitori che vivono questa situazione cercando di riportare in vita un’antica leggenda napoletana, quella della bella ‘mbriana: spirito della casa che per non farlo adirare non bisognava litigare al suo interno.
2. Quanto avete lavorato tu e la tua squadra a questo corto e come vi siete organizzati, sia dal punto di vista tecnico che di ripartizione di ruoli?
La lavorazione completa sarà durata un annetto, ma prima ho iniziato da solo: ero a New York e sentivo un forte richiamo delle mie radici, storie e personaggi ubicati nei miei personali luoghi d’infanzia avevano guadagnato una voce e volevano far parlare di se. Ero rimasto in contatto con Luciano Stella produttore di MAD Entertainment, il quale mi propone di produrre questo cortometraggio e farlo girare nei cinema davanti la Gatta Cenerentola. Una volta tornato a Napoli la produzione quindi si è avviata con Maria Carolina Terzi e Mauro Luchetti produttori Skydancers e Carlo Stella produttore esecutivo, il quale mi ha dato una mano a trovare alcuni componenti del team. La ricerca è stata frastagliata, la squadra si è formata giorno per giorno seguendo me, che inseguivo il progetto come un treno con la locomotiva in over heat, partendo dalla sceneggiatura ove in prima battuta fui stato aiutato da Corrado Piscitelli aka Gigispligi, direttore tecnico di Arte della Felicità e Gatta Cenerentola, poi in seguito un po’ tutti i colleghi dello studio mi hanno aiutato nella stesura, soprattutto i quattro registi di Gatta, in particolare Alessandro Rak, che mi ha spinto in tutte le direzioni facendomi affacciare a nuovi orizzonti. Per poi finire all’autrice di questo pezzo, che ha dato un contributo nel risolvere dubbi amletici. Poi invece per la produzione effettiva, durata sei mesi, un grande contributo è stato quello delle scuole di fumetto di Napoli dove fortunatamente animazione la insegna chi la fa, ossia i talenti di MAD, i quali mi hanno indirizzato due bravissime ragazze: Roberta Iannarone che per aver sostenuto tutte le mie contraddizioni giornaliere si è guadagnata l’aiuto regia e Nicoletta Silvestri che in pochissimo tempo è riuscita a fronteggiare le strampalate, ma efficaci, tecniche di animazione create in studio. Si conta anche la presenza di Giorgio Siravo, un grande SFX maker guru di After Effects, già direttore degli effetti speciali per l’Arte della Felicità. Finendo agli stagisti di passaggio, tra i quali spicca il disegnatore ed animatore Shaul Donadio.
3. Pensi che il cortometraggio sia il formato che più ti si addice? O pensi che passerai al lungometraggio?
Questo cortometraggio, come tutte le idee che ho nella testa da quando avevo 15 anni, hanno inizialmente la forma di un embrione che aspira ad essere cinema. Il maiale di Simposio Suino dalle pagine del mio sketchbook chiedeva sempre di avere più spazio, più voce, lo spazio di un film: molto più tempo per sperimentare, più tempo per raccontare le sfumature, approfondire i personaggi e soprattutto divertirsi sia in studio che con il pubblico. Ma sono sicuro che se glielo avessi dato, non si sarebbe comunque saziato.
↓ NICOLETTA SILVESTRI & ROBERTA IANNARONE
1. Com’è avvenuto il vostro coinvolgimento in questo progetto?
NICOLETTA: Una volta completato il corso di animazione presso la Scuola internazionale di Comics si è presentata l’opportunità di uno stage alla MAD. Avevano un progetto per un corto e per me, era l’occasione perfetta di provare a far parte di una squadra per la prima volta.Organizzammo un incontro con la produzione e conobbi Francesco Filippini del quale apprezzai subito stile e linguaggio stilistico. Non è stato difficile infatti, una volta appreso il metodo di lavoro adottato in studio, adattarsi alla sua linea e collaborare.
ROBERTA: Francesco mi contattò perché aveva bisogno di animatori per mettere su questo progetto. All’epoca era tutto in fase embrionale, anche quella che un giorno sarebbe diventata la nostra sede: il primo giorno che ho messo piede da MAD non abbiamo fatto altro che spostare mobili e computer per riuscire a sfruttare al meglio gli spazi ridottissimi che avevamo a disposizione! Inizialmente pensavo che sarei stata solo un semplice ingranaggio, che avrei solo dovuto eseguire le istruzioni di qualcun altro. Poi pian piano sono diventata parte di Simposio tanto quanto Simposio è diventato parte di me.
2. Lavorare a questo corto è stata per voi un’esperienza di crescita, sia dal punto di vista tecnico che umano?
NICOLETTA: Lavorare per questo corto è stata indubbiamente un’esperienza di crescita su entrambi i fronti. Di sicuro il miglior modo per perfezionarsi e maturare che consiglierei a chiunque si stesse orientando verso questo mondo. Sono cresciuta tanto e in poco tempo i programmi che utilizzo per lavorare sono raddoppiati, superando molti dei miei limiti e trasformando inevitabilmente il mio gusto. Le responsabilità chiaramente aumentano ma tutto è ripagato dalla soddisfazione che regala vedere proiettato su grande schermo qualcosa di cui hai fatto parte secondo per secondo.
ROBERTA: Assolutamente sì. Simposio è il primo vero lavoro a cui ho preso parte: prima di questo progetto avevo solo una vaga idea di cosa significa quando si dice “l’animazione è un lavoro di squadra”: abbiamo lavorato gomito a gomito per così tanto tempo che a un certo punto ci capivamo anche solo con un gesto o uno sguardo. Dal punto di vista tecnico ho certamente imparato un milione di cose nuove, ma soprattutto ho capito che l’animazione in sé è solo una parte di tutto quello che c’è dietro: questo mi ha aiutato ad avere più consapevolezza di quello che faccio, perché ora ho una prospettiva più ampia.
3. Pensate che potranno esserci altri SIMPOSIO in futuro in Italia?
NICOLETTA: Spero e DEVONO esserci altri Simposio in futuro in Italia. Soprattutto ora che finalmente la nuova legge italiana sul cinema include una percentuale di contributi destinati esclusivamente all’animazione. Piccoli progetti come il nostro potranno essere finanziati e sostenuti con più possibilità, sperando non sia più così scontato considerare di dover “andare via” per poter vivere del lavoro che si sogna. Mi auguro anche che una produzione più ricca invogli chiunque, a percepire questo mestiere come un mestiere effettivo, un’industria in crescita sulla quale poter investire. Incoraggia sapere che stiamo contribuendo ad una parte della sua nuova identità.
ROBERTA: L’Italia purtroppo è una nazione in cui l’animazione (che è una tecnica) si identifica ancora troppo con un genere cinematografico, i film per famiglie, e per questo risulta ancora troppo legata al mondo dell’infanzia e dell’adolescenza. Qualcosa sta cambiando – Simposio è andato finalista ai David di Donatello 2017 e Gatta Cenerentola era in concorso a Venezia – ma è ancora troppo poco rispetto ad altri paesi europei (penso innanzitutto alla Francia) in cui il mondo dei “cartoni animati” è sdoganato da questo tipo di etichette e attraversa in maniera del tutto naturale vari generi (e varie generazioni). Ci saranno altri Simposio? Questo certamente, ma solo se abbiamo la costanza di perseverare.