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Percezione, inclusività e metodo progettuale

il laboratorio di Katsumi Komagata ospite del corso in Creative Publishing Direction

Se fosse un oggetto sarebbe un foglio di carta, flessibile, ruvido, prezioso, mutabile, non eterno. L’esperienza di un workshop con Katsumi Komagata è immersiva e il suo insegnamento coinvolge la sensorialità nella misura in cui questa fonda tutta la sua progettazione.

Si è appena conclusa la sua sosta a Milano, ospite del corso in Creative Publishing Direction di Mimaster e Fondazione Mondadori, voluto fermamente dalla direzione Mimaster Illustrazione per tornare a discutere del metodo progettuale, affrontando il tema della direzione creativa come luogo di intersezione e trasversalità di competenze affini; due giorni dove la sperimentazione della nostra percezione è stata messa al centro dei lavori. Komagata, nato in Giappone nel 1953, introduce il suo mestiere partendo dall’incertezza e dalla fatica dei primi anni, dove presentava un portfolio di oltre 200 tavole e nessuno accennava il più piccolo interesse. Forse è stata New York, e quei tre mesi senza lavoro e senza soldi, a spingerlo verso l’essenziale, verso la sintesi. Forse invece è stata la figlia piccola, lontana, con la quale voleva stringere la relazione e accorciare lo spazio, senza bisogno di colmarlo di parole.

Nasce così il suo primo libro “First look” e la collana Little eyes (1990) composta da 10 titoli dal contenuto puramente visivo, senza alcun testo. L’idea espressa in questi libri dal formato tascabile asseconda le rapide scoperte dei più piccoli, invitandoli a fare esperienza visiva e tattile attraverso i tagli e le pieghe delle sue pagine. Un rimando vivo all’insegnamento di Munari dove lo sguardo del bambino incontra inconsapevole l’intero vocabolario dell’arte: disegno, superficie, forma, colore, ritmo, pieno, vuoto, volume. La chiave di lettura è sempre la trasformazione e un buco nella pagina che lascia intravedere un colore muta nella pagina successiva in un dettaglio inaspettato o ancora si moltiplica a sorpresa raccontando i numeri.

 

Katsumi Komagata - First look
↑ Katsumi Komagata - First look

L’indagine dell’autore si spinge nel corso degli anni anche verso l’esplorazione della disabilità visiva, uditiva e fonetica, portando la progettazione verso l’inclusività, invitando gli alunni dei suoi numerosi laboratori a lavorare bendati per comprendere la difficoltà di questi handicap.

Fogli colorati diventano così sculture tridimensionali, animate solo dalla proiezione mentale di un colore, senza che questo sia visibile se non a lavoro concluso; oppure si abbinano tra loro in coppie di toni ben definiti, indistinguibili per chi sperimenta il daltonismo, dove il gioco della forma diventa doppio nell’apparire e poi scomparire.

Il suo insegnamento si arricchisce delle metafore e dei racconti di una terra, il Giappone, fatta di regole e rigore che nulla tolgono alla capacità immaginifica. Emblematica la storia della nascita della tradizionale cerimonia del tè, dove la stanza minuscola costringe i samurai a non usare la spada e la porta altrettanto piccola all’inchino involontario di ogni ospite, per portare l’attenzione sulla necessità di un dialogo paritario, senza esclusioni.

 

Katsumi Komagata
Katsumi Komagata
Katsumi Komagata

 

Tra i suoi lavori più importanti anche il design della comunicazione interna dell’Ospedale dei Bambini di Kyushu: qui i corridoi diventano sentieri dove è facile incontrare gli animali che custodiscono le stanze, che aspettano di fare il bagno o quella visita dei dottori che risolverà quelle strane macchie. E ancora che volano sopra la sedute dei temibili dentisti per catturarne lo sguardo. Il risultato attira a sé anche gli adulti e una piccola guida, della misura della tasca di un camice bianco, aiuta lo storytelling perché l’avventura dei piccoli degenti sia illuminata dalla fiducia, anche quando la strada diventa buia.

 

Ciò che regala il tempo trascorso insieme a Komagata è la possibilità e l’esigenza del dubbio nella progettazione, un metodo che costringe, non senza sforzo, al pensiero e alla scelta consapevole di una direzione forte, identitaria ma sempre possibile di trasformazione. Come un foglio di carta.

 

Il primo incontro della redazione di ILIT magazine con Katsumi Komagata è su ILIT6 – Method

 

Ospedale dei Bambini di Kyushu
↑ Ospedale dei Bambini di Kyushu
Ospedale dei Bambini di Kyushu
↑ Ospedale dei Bambini di Kyushu
↑ Ospedale dei Bambini di Kyushu
Ospedale dei Bambini di Kyushu
↑ Ospedale dei Bambini di Kyushu