ILIT 7+8

Esplorare il sogno per raccontare la realtà

Un’intervista a Emiliano Ponzi

Partenza da Garibaldi FS, a due passi da Piazza Gae Aulenti. Cinque fermate e siamo a Tre Torri, nel luogo dove una volta esisteva la Fiera Campionaria di Milano.

Questa è una città che cambia, che continua a cambiare. Accoglie persone da ogni parte del mondo, parla di moda, design, pubblicità, ogni tipo di servizio. La gente del capoluogo lombardo è sempre di corsa e ovunque tu vada quell’accento colora qualsiasi conversazione con il tono di un’identità intera. L’area dove ci troviamo, 255.000 metri quadri, è stata oggetto di un’importante opera di riqualificazione, un bando vinto nel 2004 dal gruppo CityLife che tre anni dopo ha aperto i cantieri affidando a tre archistar il compito di immaginare un luogo nuovo.
Due torri sono già proiettate verso il cielo, disegnate da Isozaki e Hadid, la terza ideata da Libeskind, raggiungerà un’altezza di 173 metri. Propriamente detti grattacieli, Il Dritto, Lo Storto e Il Curvo si slanciano, si torcono e si avvitano nel cielo di Milano, ai piedi del terzo maggiore parco della città. Il pensiero progettuale di CityLife, però, non è rivolto solo al cittadino posh, quello del rooftop in abiti da influencer, perché la fermata della metro muove avanti e indietro la gente di ogni giorno. Studenti, pendolari, ragazzini in skate, mamme indaffarate, papà con la spesa in mano, nonni innamorati delle vie ancora intatte che raccontano il prima. Ognuno con le proprie abitudini.

Proprio alle persone è dedicato The Gallery, un’idea nata dell’agenzia M&C Saatchi per il Gruppo Generali. “L’obiettivo, trasformare una fermata in una destinazione. Non solo un dinamico crocevia urbano, ma un vero spazio espositivo, un crescendo di ispirazioni che si rinnovano e che accompagneranno i viaggiatori nei prossimi anni.” come sottolinea l’agenzia stessa. Da un lato un’esposizione temporanea, inaugurata da Moreno De Turco, art director, illustratore, videomaker di origini sarde, dall’altro un’opera permanente a cura di Emiliano Ponzi.

 

Moreno De Turco - The Gallery
↑ Moreno De Turco - The Gallery
Emiliano Ponzi - The Gallery
↑ Emiliano Ponzi - The Gallery

Ci siamo sentiti pochi giorni fa, quando lui si trovava a New York, dove muove il suo lavoro non appena possibile. Mentre parlavamo è uscito di casa, una sirena in sottofondo e quel brusìo della strada in movimento. “Questo progetto aveva lo scopo di avvicinare le persone alle persone – racconta – da lì la scelta di un dialogo in scala 1:1 nella maggior parte delle illustrazioni della galleria”. Il lavoro infatti si è sviluppato lungo le pareti irregolari della fermata Tre Torri, lungo il saliscendi delle scale mobili “in un luogo notoriamente chiuso, di passaggio, dove abbiamo giocato con la percezione visiva della galleria, scegliendo punti di fuga distanti, proiettati all’esterno” spiega Ponzi. Le scene rappresentate uniscono più generazioni: una fermata del tram accanto al bar tipo vecchia Milano, situazioni familiari accostate ad ambienti dal design minimal. “L’illustrazione permette di esplorare il sogno, l’immaginario delle persone, costruendo situazioni ai confini tra realtà e astrazione”. Il dialogo sul progetto ha unito gli intenti del cliente e l’idea dell’agenzia “raggiungendo il compromesso che l’arte applicata porta con sé per definizione, – sottolinea Emiliano – qui il limite, imposto dalla committenza, ha un grande valore. È come stare in un recinto, con l’obiettivo di forzarlo. Se avessi avuto carta bianca il rischio di intraprendere una scelta troppo personale sarebbe stato alto. La relazione tra le parti, invece, è fondamentale”.
La scelta stessa dei colori doveva rispettare i toni del brand mescolati a tinte naturali, per trovare la giusta armonia compositiva. Seguendo le gallerie di accesso ai tunnel metropolitani non si ha più la sensazione di un sopra e un sotto terra, di due mondi separati; c’è una continuità di cui beneficia l’intero progetto, fluido e vivibile.

 

Emiliano Ponzi - The Gallery
↑ Emiliano Ponzi - The Gallery
Emiliano Ponzi - The Gallery
↑ Emiliano Ponzi - The Gallery

Non a caso il linguaggio scelto è stato il disegno, l’illustrazione. Le caratteristiche della disciplina unite all’interpretazione dell’autore ne fanno un mezzo capace di risolvere i problemi di comunicazione. Ma in questa società ossessionata dalle immagini a tutti i costi è necessario porsi alcune domande in una sorta di “educazione alla pornografia” – come suggerisce Ponzi – “perché i social attirano molti art director, ma e non è raro sentirne le lamentele scoprendo la scarsa capacità progettuale di certi soggetti fortissimi su Instagram e simili”. Il cliente sceglie e paga involontariamente anche per tutta la ricerca quotidiana che costruisce l’identità di un professionista. Lo studio forma le idee che il disegno trasmette, l’indagine dell’autore e la sua visione dei fenomeni. Osservando i lavori di Emiliano si scorgono alcuni progetti dove ritornano le tecniche tradizionali, come l’ultima copertina realizzata per Internazionale. “Avverto la necessità di liberarmi dai 23 pollici della tavoletta grafica per includere nei miei lavori ciò che si potrebbe definire errore. Una sporcatura, una variazione del segno che racconta molto meglio ciò che ho attorno”. Enzo Mari in un’intervista sostiene l’importanza di guardare alla Natura per comprendere la forma e di come questa sia giusta nel momento in cui non è possibile fare altrimenti. Come la mano, quel sistema che combina biomeccanica e funzione, in perfetto equilibrio. Nella corteccia cerebrale vi è una sede specifica, detta motoria, dove ogni parte del corpo è rappresentata in un’area proporzionale alla sua attività quotidiana. Per capirci l’area corrispondente alla mano di una sarta, di un violinista, di un pittore è più estesa di quella di un ciclista o di un calciatore. Penso allora a cosa possa accadere quando il gesto del disegno ritrova la sua meccanica naturale, quanto l’esperienza dell’errore possa arricchire davvero la nostra immaginazione.

Il progetto completo su ILIT7+8.

 

↑ Emiliano Ponzi - The Gallery