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(ITA) LUCE, SCULTURA E ANIMAZIONE: la creatività in movimento di Michelangelo Fornaro
(ITA)
Michelangelo, qual è stato il cammino che ti ha condotto al cinema d’animazione?
Il percorso legato alla scultura, iniziato quando ero piccolo in famiglia, è stato un momento importante per me. Davvero importante. Ho compreso, anche se ovviamente in modo inconscio dato la giovane età, la bellezza della materia e della manipolazione della forma grazie all’acquisizione di una certa manualità. Il mondo osservato diveniva materia tangibile tra le mie mani. E in questo senso, la costruzione del presepe napoletano è stata determinante nell’approccio a quello che sarebbe diventato poi la creazione di pupazzi e di ambientazioni animate. La scultura poi l’ho abbandonata per dare spazio allo studio della musica. Ma poi l’ho ripresa in adolescenza con la comprensione che la luce è generatrice di forme. La luce modifica le forme. Dà loro una specifica intenzione. Costruivo le sculture quando ero adolescente e le fotografavo, sperimentando le possibilità della luce e la sua capacità di creare atmosfere diverse e suggestive. L’animazione mi ha dato un ulteriore modo di approfondire questi miei esperimenti.
Tu dunque come ti consideri? Ti definiresti un “animatore puro”?
Mmm…direi di no. Io non mi considero un “animatore puro”. Per me l’animazione è una delle possibilità espressive. A me piace costruire, progettare, abbozzare…lavorare sul concetto dell’“effimero”.
(ITA) E il tuo lavoro sull’argilla? Manipolare l’argilla è per te un modo per coniugare l’animazione con lo studio delle possibilità delle forme?
Sì, è così. L’animazione mi permette sia di lavorare con la materia sia con la luce. Quindi mi permette di unire l’effimero con il tangibile. L’argilla diviene la materia con cui costruire le ambientazioni e i personaggi di una storia. Nel momento in cui la scultura incontra l’animazione, c’è bisogno di creare una vera e propria squadra di lavoro, perché l’animazione ha un processo così lento e complicato che ha bisogno di persone specializzate in vari ambiti. In questi ultimi mesi sto appunto lavorando a un progetto incentrato sull’argilla animata. Normalmente in un progetto d’autore si lavora da soli, ma stavolta si è costituita una squadra di persone specializzate ed appassionate. Il mio laboratorio è anche il posto dove si alternano collaborazioni per la creazione di automi e sculture cinetiche.
(ITA)
Di cosa si tratta esattamente?
Un cortometraggio in animazione stop motion assieme a una nuova squadra dislocata un po’ in giro per tutta Italia. Ad accomunarci c’è la passione e la voglia di fare qualcosa di nuovo e speciale. Sia per noi che per tutti. Il corto racconta di un percorso esistenziale di un personaggio al quale, andando alla ricerca di se stesso, accadono varie cose in una città dall’atmosfera plumbea finche’ non arriva in un luogo che lo porterà alla comprensione della bellezza (e dell’importanza) della luce. Detto così sembra una storia molto filosofica e metafisica…ma è anche molto umana e legata a situazioni comuni a tutti noi.
Come realizzerai, di preciso, questi personaggi in argilla?
L’argilla è una materia difficile da domare. Se nel processo di scultura classico si attendono le varie fasi di essiccazione per la realizzazione dei dettagli, per quanto riguarda l’animazione, questo non è possibile. La modifica della materia fatta frame by frame è un processo lungo e complicato perché l’argilla si asciuga e quindi ti chiede di “far presto”. Diciamo che l’argilla somiglia un po’ alle giornate degli affreschi: in brevissimo tempo devi, per ciascun frame, mantenere l’intenzione espressiva dei personaggi…e il tempo che hai a disposizione è davvero poco! L’argilla quando è fresca non si autosostiene e dunque ha bisogno all’interno di un’armatura che le permetta i movimenti ed eviti il crollare della figura. L’armatura da’ la libertà di poter muovere la figura senza preoccuparsi del peso dell’argilla! Così come usiamo armature per la scultura classica, per l’animazione l’armatura deve non solo sostenere il personaggio ma anche permettergli di compiere gesti e movimenti nello spazio. L’argilla animata risente dell’intervento dello scultore/animatore e quindi della sua presenza. Ogni contatto tra l’animatore e la materia si mostra attraverso pressioni e graffi che vibrano sulla sua superficie, rendendola viva. La cosa più importante però è che la scultura, in questo processo, non perda la sua maestosità.
Quali sono le tue fonti di ispirazione? Ti sei ispirato a qualcuno in particolare?
Direi Svankmajer, i Quay Brothers…ma anche Rodin, Giuliano Vangi e Javer Marìn!
Vedi un futuro per questo tipo di animazione?
Sì! Secondo me l’argilla ha un enorme potere espressivo. Film, graphic novel, quadri digitali in un museo…e altre possibilità ancora che, i continui e costanti esperimenti, porteranno in futuro!”